Le manuscrit 337 de la bibliothèque de Valenciennes (p 55 sur le manuscrit en ligne) précise que le musica enchiriadis qu’il contient fut écrit par un certain Otger (« a venerabile abbato otgero elaboratum ») et non comme on l’a longtemps pensé par Hucbald de St Amand. On a identifié cet Otger à « Otger de Laon » comte de Laon et abbé de Saint-Amand (924-952).Cette hypothèse du Professeur Joseph Smits van Waesberghe sera contestée par Nancy Phillips, Musica et Scolica enchiriadis. Its Literary,Theoretical and Musical Sources, Ph. D. D., New York, 1984 .
Personne à Laon n’est à même de me préciser qui est cet Otger ni d’ailleurs si l’attribution est toujours vraisemblable …les musicologues en savent ils un peu plus ?
D’avance merci
C Carette (Laon)
Comments
Si Joseph Smits van Waesberghe a été aussi audacieux dans l’attribution de l’enchiriadis à un laonnois c’est que pour lui il était impossible d’imaginer qu’un ouvrage de cette qualité et de cette originalité ne soit pas immédiatement issu de l’héritage des Scots et plus précisément du plus prestigieux d’entre eux, John Scot Erigène qu’il supposait avoir résidé dans la « zone de Laon » selon son expression ,comme nombre d’autres irlandais (cf. Thèse de John J Contremi The school of Laon 850 to 930 /Michigan University)
Ce qui m’amène à reformuler ainsi mon interrogation : une filiation de l’enchiriadis, aussi directe et aussi nécessaire avec le Periphyseon ou le commentaire de Martianus Capella est elle encore actuellement soutenable ?
Grazie mille !
Mais en somme est-ce abusif -traduttore, traditore !- de dire que vous penchez plutôt pour la thèse de Mme Phillips qui pense que « ogni trattato potrebbe essere l’opera di più di un autore » et que « i due manuali presentano differenze nell’uso dei termini e nello stile, inducendo a pensare che siano il risultato di mani diverse » et qu’au fond la recherche d’un auteur est probablement vaine ?
En tout état de cause pour notre Otger de Laon vous estimez comme vos collègues que c’est «una risposta un po’ forzata »
CCarette
A chi si occupa dei trattati Enchiriadis si presenta sin dall’inizio il problema dell’attribuzione delle opere e, di conseguenza, l’identificazione del luogo e della data della loro composizione.
Non c’è nel testo nessuna esplicita dichiarazione del nome dell’autore e le ipotesi si sono perciò basate sulle dediche e sul nome che appare nel titolo o negli incipit di alcuni manoscritti tardivi, oppure su attribuzioni di antichi commentatori o su deduzioni basate sulla storia politica e culturale del sec. IX.
Tra i nomi ripetuti nelle fonti emergono Hucbald, Otger con le sue varianti Hotger e Notger[1], Odo con le sue varianti Odon, Otho, Obdonis, Oddonis e Ottonis, che hanno dato origine alle più varie attribuzioni.
Ermanno Contratto, vissuto un secolo dopo la presunta composizione della Musica enchiriadis, e perciò uno dei più antichi commentatori, fa riferimento a «quidam enchiriadis musicae auctor»[2] senza indicare alcun nome e Sigebert di Gembloux († 1112) cita gli autori di alcuni trattati musicali, le cui caratteristiche sono compatibili con la Musica enchiriadis, e li attribuisce a «Hucbaldus monachus de Sancti Amandi» (§ 108), a «Otgerus abbas» (§ 109) e, come si è detto, indica chiaramente la Scolica come opera di un certo «Enchiriades» (§ 110)[3].
La Musica e la Scolica enchiriadis sono state comprese nel corpus attribuito per secoli a Hucbald di St. Amand e sotto questo nome sono state pubblicate da Martin Gerbert nella sua edizione del 1784, intitolata appunto Hugbaldi Monachi Elnonensis Musica enchiriadis[4]. Gerbert avvertiva tuttavia i lettori che, di tutti i manoscritti da lui esaminati, solo due facevano menzione di Hucbald. Questa attribuzione fu comunque ritenuta valida fin verso la fine dell’800, quando cioè, nel 1884, lo studioso tedesco Hans Müller, dopo aver condotto ricerche nelle principali biblioteche di Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Italia, giunse alla conclusione che, di tutte le opere attribuitegli, solo De harmonica institutione era ascrivibile sicuramente a Hucbald[5]. Dei 25 manoscritti da lui esaminati, la maggior parte risultava anonima e solo un’esigua minoranza riportava il nome di Hucbald o quello di Odon o di Otger (Notger). Dopo aver cercato di legare a reali figure storiche i nomi risultanti dai manoscritti, Hans Müller giunse alla conclusione che, senza ulteriori nuove fonti di informazione, la questione era insolubile e perciò i trattati tradizionalmente attribuiti a Hucbald dovevano essere considerati opere di un anonimo[6].
Successivamente Théodore Nisard, dopo aver negato a Hucbald la paternità dell’Institutio harmonica «a causa di certe difficoltà intrinseche», gli negò anche l’attribuzione della Musica e della Scolica e, tenendo presente il manoscritto di Valenciennes 337 che riportava il nome di un abate Otger, dopo lunghe dissertazioni identificò questo abate con Théodger, vescovo di Metz († 1120)[7]. Questa tesi fu condivisa da M. Aloys Kunc, che vi si conformò, accontentandosi di osservare che il manoscritto di Valenciennes non è l’unico a indicare un abate Otger come autore dei trattati Enchiriadis[8].
Padre E. Soullier, in un lettera al direttore della rivista Musica sacra di Tolosa (giugno 1891, pp. 82-4), difese l’attribuzione a Hucbald dell’Institutio harmonica e si limitò ad affermare che i trattati Enchiriadis erano anteriori a Guido d’Arezzo, visto che questi li citava espressamente.
Germain Morin, partendo dagli studi di Müller e degli altri che si erano occupati del problema dell’attribuzione, riprese la consultazione e la comparazione dei manoscritti e incentrò le sue ricerche sui nomi di Hucbald, dell’abate Odo e dell’abate Odger, dedicando a ognuno di essi un ampio capitolo del suo articolo del 1891[9].
Siccome un solo codice (Na), sbiadito e interpolato, della fine del sec. xi e una copia incompleta dello stesso manoscritto (Qi), risalente al sec. xv, riportavano l’indicazione Inchiriadon Huchubaldi Francigenae, l’attribuzione a Hucbald fu prontamente abbandonata perché basata su troppo labili testimonianze.
Morin passò quindi a esaminare i codici in cui appariva il nome di Odo con le sue varianti di Otho, Odon, Obdonis, Othonis, Ottonis[10]. In alcuni manoscritti, nessuno dei quali anteriore al sec. xv, Odo era identificato in Oddone di Cluny. Anche Guido d’Arezzo, nella conclusione della sua Epistola ad Michaelem, rimandava al «librum [...] Enchiridion, quem reverentissimus Oddo abbas luculentissime composuit»[11] e così pure Guglielmo di Hirsau († 1091) citava un «Enchiridion [o Enchiriadis] Oddonis», senza però identificarlo con l’abate di Cluny[12].
Così, abbandonato anche il nome di Odo senza aver tratto conclusioni valide, al Morin si presentava un «terzo concorrente» nella persona di un altro abate: Otger. Le ricerche, perciò, si rivolsero a quei manoscritti che riportavano questo nome[13]. Convinto che tutte le forme in cui il nome era presente nei manoscritti non fossero che varianti, e avendo scoperto che un abate aveva portato contemporaneamente i nomi i Otger e Odon, Morin individuò in Otgarius, primo abate del monastero di Saint Pons de Thomières († 940), l’autore dei trattati[14].
La pubblicazione di un catalogo generale[15] che anticipava al sec. ix la datazione del manoscritto di Valenciennes (A), che attribuiva la Musica enchiriadis a un ‘abate Hoger’ (e non ‘Noger’), unita alla presentazione del catalogo generale[16] che faceva risalire il manoscritto di Chartres al sec. ix-x, rese inaccettabile per Morin la precedente attribuzione. Nel suo noto articolo Un essai d’autocritique del 1895, scusandosi per la sua scarsa esperienza nell’arte della critica – senza però sentirsi in dovere di fornire alcuna giustificazione – il Morin giunse a identificare «il personaggio del manoscritto di St. Amand con Hoger, abate del celebre monastero di Werden, morto nel 902»[17].
Benché Morin si sia tanto adoperato per l’attribuzione dei trattati Enchiriadis, le sue conclusioni non hanno offerto una soluzione definitiva.
Sulla base dell’antico manoscritto di Valenciennes (A), Joseph Smits van Waesberghe si è posto due diversi quesiti e si è chiesto, cioè, chi fosse l’Hogerus il cui nome appare nel manoscritto e se questo Hogerus fosse veramente l’autore dell’opera. Innanzi tutto il titolo Incipit commentum musicae artis ex opusculis Boecii excerptum et a venerabili abbate Otgero elaboratum è, secondo il Waesberghe, un’aggiunta posteriore, presumibilmente opera di qualche scriba dell’abbazia che voleva celebrare l’importanza della figura del suo abate. L’autore non sarebbe stato infatti così presuntuoso da attribuire a se stesso la qualificazione di “venerabile”. Basandosi su un diploma di St. Amand in cui compare un Otgerus, contemporaneamente conte di Laon e abate di St. Amand dopo il 920-24, Waesberghe ha ritenuto di identificare il personaggio storico, ma la domanda se questi fosse proprio l’autore dell’Enchiriadis de musica ha ottenuto una risposta un po’ forzata: «lo scriba di St. Amand, che ha scritto il titolo suddetto mentre il conte Otger era ancora in vita, era convinto che Otgerus, abate e conte, fosse l’autore, e aveva le sue buone ragioni per esserlo»[18]. In conclusione Waesberghe accetta l’attribuzione dell’opera a Otgerus, conte di Laon e abate di St. Amand fra il 920-24 e il 952 ca.
Tre anni più tardi Ewald Jammers ha ripreso in considerazione, pur con molte incertezze, il nome di Hucbald, evidenziando qualche somiglianza di metodo e contenuto tra i trattati Enchiriadis e il De harmonica institutione, spiegando le notevoli differenze come “errori” nel primo trattato e “rettifiche” nel secondo, che produssero la caduta in disgrazia di Hucbald in St. Amand e il suo ritorno al monastero dopo la ritrattazione[19]. Questa supposizione è stata considerata storicamente inconsistente dalla Phillips, la quale è giunta alla conclusione che tutte le varie attribuzioni posano su basi poco solide e che i due manuali non solo devono essere considerati anonimi, ma forse non sono neppure prodotti dalla stessa mano e, anzi, ogni trattato potrebbe essere l’opera di più di un autore[20].
Anche Raymond Erickson nell’introduzione alla sua traduzione non ha speso troppe parole sull’attribuzione dei trattati e ha assunto come propria la tesi della Phillips, sintetizzandone gli esempi con cui ella dimostra che i due manuali presentano differenze nell’uso dei termini e nello stile, inducendo a pensare che siano il risultato di mani diverse[21].
Sull’argomento, che sembrava esaurito, è ritornato Dieter Torkewitz, il quale, in un articolo pubblicato nel 1997 – convinto che una ricerca più precisa e approfondita delle fonti potesse condurre alla scoperta dell’autore dei trattati Enchiriadis e partendo dai codici di cui già gli altri studiosi avevano fatto menzione – ha ritrovato i nomi di Hucbald, Hoger, Noger, Hotger, Otto, Obdo, Oddo, Odo. Esaminato lo stemma codicum, Torkewitz ha concluso che evidentemente, per questa varietà di attribuzioni che hanno in comune poche sillabe, si è trattato del caso frequente di errata lettura o trasmissione dei nomi, ai quali sono state associate personalità storiche diverse, senza che le fonti possano condurre ad una incontestabile certezza[22].
Chiunque ne sia stato l’autore, la Musica e la Scolica sono legate a quel movimento culturale iniziatosi all’epoca di Carlo Magno, la cosiddetta ‘rinascita carolingia’, che esercitò la sua influenza anche in campo musicale e si sviluppò particolarmente nei monasteri della Francia settentrionale cui l’Abbazia di St. Amand partecipò attivamente.
[1] Questa forma deriva probabilmente dalla lettura errata della lettera H (cfr. Phillips, Sources, nota 8, p. 5).
[2] Hermannus Contractus, Musica, p. 23.
[3] Sigebert, Catalogus de viris illustribus, pp. 82-3.
[4] Cfr. GS I, p. 152.
[5] Cfr. Müller, Hucbalds. Attualmente sono considerati anonimi o di discussa attribuzione, anche se provenienti da St. Amand o da centri posti sotto la sua influenza culturale, i trattati un tempo attribuiti a Hucbald: Cita et vera divisio monochordi, Dimensio monochordi, Alia musica, De mensuris organicarum fistularum, De cymbalorum ponderibus, De quinque symphoniis, Commemoratio brevis de tonis et psalmis modulandis, Ordo tonorum e Super unum concavum lignum. Più tardo è un altro trattato pseudo-Hucbaldiano, De organo.
[6] Cfr. Müller, Hucbalds, p. 98.
[7] Cfr. Nisard, Archéologie, pp. 178-98.
[8] Cfr. Morin, L’Auteur, p. 344. Non si può dimenticare che la figura storica identificata da Nisard e da Kunk, risulta posteriore al manoscritto di Valencienne (sec. x).
[9] Morin, L’Auteur, pp. 345-57.
[10] Cfr. Morin, L’Auteur, pp. 348-9.
[11] Guido d’Arezzo, Le opere, p. 152.
[12] Cfr. Willhelmi Hirsaugensis Musica, in Corpus Scriptorum de Musica, IV, p. 45.
[13] Morin, op. cit., p. 352.
[14] Anche Mabillon, Annales, formula questa ipotesi, basandosi sulle firme di 4 atti di donazione al monastero di Tomier.
[15] Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France. Départments, Tome XXV, Potiers-Valenciennes, Paris, 1894. L’ascrizione al sec. ix del manoscritto di Valenciennes (A) è attualmente considerata inesatta e, più correttamente, deve essere spostata al sec. x.
[16] Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France. Départments, Tome XI, Chartres, Paris, 1889. Il manoscritto di Chartres (Ca), andato distrutto nel 1944, è attualmente ascritto al sec. xi.
[17] Morin, Un essai, p. 394.
[18] Cfr. Smits van Waesberghe, Ars musica, pp. 98-9.
[19] Jammers, Anfänge, pp. 77-9.
[20] Cfr. Phillips, Sources, pp. 6-7.
[21] Erickson, Musica enchiriadis and Scolica enchiriadis, p. xxii.
[22] Torkewitz, Entstehung, pp. 156-7.
Un grand merci pour votre aide à tous les deux qui ne fait que confirmer le soupçon que j’avais à l’endroit de cet étrange Otger de Laon si souvent cité de manière allusive par les auteurs ,qui est toujours soit dit en passant considéré par les historiens locaux comme « de Laon » et qui l’est si peu .
Après tout en disposant à Laon (mais est il « de Laon » ?)d’un des plus remarquable exemplaire de notation musicale ancienne nous aurions tort de nous plaindre.
C Carette (de Laon ..jusqu’à preuve du contraire !)
L'attribution à un certain Otger, ou Hoger, apparaît aussi dans d'autres MSS, notamment D-DÜl H3 (un fragment de Scolica procédant de l'abbaye de Werden, maintenant à Düsseldorf), publié en facsimilé par Dieter Torkewitz. Je n'ai pas maintenant cette édition avec moi, mais je peux vous donner l'information précise demain soir.
Aussi (je crois) Cambridge, Corpus Christi Library 260 attribuit Musica Enchiriadis a cet Otger, qui sarait un abbé de Werden vécu dans la 2e moitié du IXe siècle.